‘Io li ucciderò, io che li ho messi al mondo...Tutto è già successo, poiché tutto è inevitabile’(Eur. Med. ***)
Medea è un nome che viene da lontano… L’eroina vive nel mito, diversamente interpretato e reinterpretato nelle opere letterarie di diversi autori (che sono per noi le fonti dalle quali ricostruiamo la tradizione della storia di Medea).Siamo nell’Atene del V sec. a.C., poco dopo la rappresentazione della Medea di Euripide, che ha ‘fatto scalpore’, mettendo in scena, probabilmente per la prima volta, un evento terribile legato all’eroina:Medea ha ucciso i suoi figli!Si scatena un fervente dibattito sulla versione che Euripide dà della storia di Medea e sul carattere di ‘infanticida’ che viene così ad assumere l’eroina. Ma è stato sempre così? Viene organizzato un ‘processo a Medea’, nel quale voi siete gli avvocati incaricati di sostenere, in gruppo, l’accusa e la difesa di Medea (a ciascun gruppo è assegnata una delle posizioni):
- Medea è colpevole: omicidio volontario dei figli;Medea è colpevole, con (poche) attenuanti (1): Medea si è vendicata di Giasone, che l’ha tradita;
- Medea è colpevole, con (più) attenuanti (2): Medea ha ucciso i figli, per dare loro l’immortalità;
- Medea non è colpevole: ha agito incapace di intendere e di volere (il qumÕj della dea Hera);
- Medea non è colpevole: non ha ucciso i figli. Se non è colpevole Medea, allora chi è colpevole?: un processo per calunnia alle cittadine di Corinto.
- Medea non è colpevole: i figli non sono morti, sono soltanto stati allontanati da Corinto.
2 commenti:
Intanto, rompo il ghiaccio e vi dico la mia... perché ho scelto di farvi partecipare a un processo a Medea...
La simulazione di un processo a Medea, con il coinvolgimento degli studenti nell’argomentare, informato e poggiato su testimonianze antiche, una serie di opzioni (chiamiamole ‘varianti’?) è un modo per rendere concreta ed esperibile agli studenti alcune dimensioni significative dello studio della Letteratura Antica:
la differenza tra mito: un nucleo di temi e motivi complesso, variamente articolato nel tempo e nello spazio, con connessioni molto forti con l’antropologia, la storia delle religioni… e tradizione: la ripresa del mito da parte di un autore in un opera letteraria (che è, materialmente, il modo in cui noi conosciamo, indirettamente, i miti dell’antichità) – relativamente a un personaggio, un eroe, un evento –;
la ‘fluidità’ dei temi e motivi legati al mito nella sua tradizione: diversi autori antichi, che si rifanno al mito;
in questo senso, agli studenti è offerta la possibilità di un’esperienza nel mito come fattore costitutivo del pensiero greco e dell’auto-rappresentazione che i Greci (meglio: i Greci di una certa polis, in un determinato periodo storico sceglievano di darsi): il rapporto è molto particolare poiché, pur non credendolo storia effettivamente avvenuta, il mito è letto e usato, in antico, come storia, di un popolo;
il fattore di esecuzione delle opere letterarie dell’antica Grecia, per cui queste erano scritte per essere rappresentate, cantate, lette, per rivolgersi a un pubblico (e a un’opinione pubblica);
l’esistenza, perciò, di ‘varianti’ (= diverse versioni dello stesso mito, della storia dello stesso personaggio): la storia di uno stesso personaggio o di uno stesso evento può essere diversa, da autore a autore, da opera a opera;
la connessione delle varianti a situazioni molto concrete, ovvero a una particolare posizione (momento storico, provenienza…) dell’autore;
la necessità, quindi, di contestualizzare le varianti, definendo, nei limiti del possibile la situazione della loro nascita, della loro diffusione e sviluppo, del loro decadere / affermarsi come versione principale (e, spesso, l’unica riconosciuta).
Si tratta di dimensioni non sempre calcate nell’insegnamento della Letteratura, che tende a concentrarsi sulle opere e sui contenuti, piuttosto che su letture ‘in prospettiva’, ma di fondamentale importanza nell’approccio all’Antichità – e non solo: sono molteplici gli elementi di continuità del mito antico nella letteratura e nella civiltà Occidentale –. Sostanzialmente quello che si vuole realizzare è un approccio problematizzato alla storia della tradizione, attraverso la considerazione di Testo e Contesto.
Vi sosterranno nella motivazione: – il collegamento con i percorsi disciplinari esperiti dalla classe, quindi con un bagaglio di conoscenze già possedute dagli studenti (relativamente alla Medea di Euripide): si ‘parte’ dal noto; lo scardinamento di uno stereotipo dell’opinione comune: il legame biunivoco Medea-infanticida, il suggerimento del dubbio, di una visione pluriprospettica, che dovrebbe suscitare la curiosità; nell’organizzazione dell’attività, l’idea di uno ‘scontro’ tra fazioni, giocato sul reperire informazioni e sul dare loro valore all’interno di una tesi data.
Motivazione delle scelte: Oltre ai criteri considerati nel giustificare l’attività, dal punto di vista di una prospettiva disciplinare, è utile esplicitare qui alcuni criteri che giustifichino l’organizzazione concreta delle attività:
si è ritenuto opportuno dare agli studenti la serie di opzioni relative alla colpevolezza / innocenza di Medea, per strutturare i gruppi e per evitare la ‘dispersione’ e la difficoltà del confronto con materiale (testi antichi) poco noti e peregrini;
agli studenti l’attività di attribuire a queste opzioni ‘un nome’ e ‘un volto’ – quello del loro autore;
si è scelto di ambientare il processo nell’Antica Grecia per focalizzare il segmento più antico della saga di Medea, ed evitare la dispersione che un processo ‘moderno’ a Medea comporterebbe, dal momento che il mito si ‘rifrange’ nei secoli con una continuità fino ai nostri giorni (dalla Grecia arcaica a Christa Wolf); si è quindi preferito ‘tagliare’ l’attività sul materiale antico (e sulla sua interpretazione), anche per mantenere un’omogeneità di prospettiva nella considerazione del fenomeno letterario come fenomeno di esecuzione, con un ampio riscontro nel pubblico e nell’opinione pubblica (in tempi più recenti l’opera letteraria è fatta per la letteratura, quello che definiamo opera letteraria per l’antichità è il copione di un testo teatrale, la base di un canto);
la modalità del caso letterario, scatenato dalla Medea di Euripide, e il conseguente ‘processo a Medea’, pur nell’attualizzazione dei termini, non costituisce un ‘tradimento’ insensato: dalle stesse testimonianze antiche, la tragedia suscitò scalpore nel pubblico e, forse, l’eco di un qualcosa di simile si può trarre dai commenti antichi all’opera (gli scoli), che testimoniano il grande impatto dell’infanticidio attribuito a Medea e dibattono sul fatto che Euripide sia il primo ad averlo portato sulla scena. In particolare lo schol. Eur. Med. 264 è impostato quasi come un’arringa in difesa di Medea, e riassume le diverse versioni del mito che scagionerebbero la protagonista (non colpevole per non avere commesso il fatto; colpevole con l’attenuante di averlo commesso involontariamente, nella speranza di dare ai propri figli l’immortalità).
in più, la precisa datazione al V sec., dopo la rappresentazione euripidea, fissa un punto cronologico (particolarmente favorevole) di fronte al quale gli studenti dovranno avere una particolare attenzione, al momento di chiamare in causa i testimoni (qualcuno qualche ‘autore’ potrà intervenire di persona al processo; qualche altro interverrà, ma citerà, indirettamente, versioni più antiche, che conosceva…).
Il momento scelto non è casuale, poiché un congruo numero di testimoni si addensa proprio in questo momento storico-cronologico (legati, appunto, al ‘caso’ scatenato dalla Medea di Euripide.
l’opportunità di ‘interrogare i testimoni’ è un elemento ‘forte’ della WQ, poiché porterà gli studenti a contatto con i testi antichi, la loro versione originale e la traduzione;
il lavoro sui testimoni è particolarmente ‘fine’, nel senso che, per il loro inserimento coerente e giustificato a sostegno della propria tesi implica una considerazione non solo del contenuto delle loro affermazioni, ma anche del contesto delle loro opere (epoca, provenienza, eventuali interessi nel propugnare una versione di Medea rispetto a un’altra);
la richiesta di ‘far parlare i testimoni’ con le loro parole mira a un’attenta e giustificata ‘citazione’ delle fonti antiche reperite nella rete: correttezza testuale; citazione puntuale del testimone (l’autore) e del passo…; dell’edizione…
la divisione del lavoro tra i componenti del gruppo dovrebbe consentire una ‘proficua interazione’ e integrazione dei ruoli. Vengono mantenute distinte: un’impostazione di carattere più generale (la formulazione della ‘tesi’, secondo letture e testimonianze); un’attività più focalizzate sulle fonti (i testimoni), la loro contestualizzazione; un’attività più tecnica (da affidare a chi nel gruppo abbia più dimestichezza con l’nformatica: fonts, …) di reperimento e recupero dei testi Greci. I ruoli dei singoli membri del gruppo richiedono un confronto e una selezione mirata delle informazioni. L’‘interpretazione’ delle fonti emerge dall’integrazione di queste prospettive.
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